Piano estivo della scuola: per Turi meglio pensare a sicurezza, organici e reclutamento

Il Segretario generale Uil Scuola Pino Turi, in seguito alle indiscrezioni sul cosiddetto Piano estivo interviene ponendo ancora una volta l’accento sui problemi concreti della scuola come precariato, sicurezza e reclutamento e rivolge un appello al Ministro affinchè si proceda in modo concreto per risolvere i problemi della scuola. Ricordiamo che il Piano per l’estate da 510 milioni di euro, messo a  punto dal ministro per l’Istruzione Bianchi, prevede di utilizzare i mesi estivi da sfruttare con laboratori di musica, arte e sport per ragazzi, una serie di attività tese alla socializzazione, da utilizzare come ponte  per il prossimo anno scolastico.

“Il punto non è quello della definizione delle attività di luglio e agosto – spiega Turi – . Noi vorremmo che si parlasse di scuola in misura concreta. Siamo alla vigilia di un grande impegno progettuale del Paese, si parla di arte sport e musica ma della natura stessa della scuola non se ne parla veramente. Abbiamo un corpo docente dove un insegnante su quattro è precario, aule troppo piccole per garantire la sicurezza e la qualità della didattica e concorsi he hanno mostrato tutta la loro inefficacia nel reclutamento tra ritardi, errori e contenziosi eppure si continua a lavorare per pezzi di scuola.



Per la Uil bisogna diversificare gli aspetti socioassistenziali da quelli prettamente didattici, per i quali già ci sono le procedure ma mancano i finanziamenti.

“Il ministro – sottolinea Turi –  ha garantito la disponibilità ad un anno costituente per la scuola, pertanto si può anche partire da un ponte, ma le due sponde devono essere in grado sostenerne il transito. Francamente, è un po’ difficile pensare che con oltre 200mila precari si possa fare scuola anche il prossimo anno scolastico”.

La stabilità del lavoro è il punto che preme di più al Sindacato. L’eccezionalità del momento richiede massima attenzione ma non  è ipotizzabile iniziare un altro anno scolastico con le stesse classi e  le stesse inadeguatezze di quello che si sta concludendo.

“Il Piano di ripresa e resilienza (PNRR) – conclude Turi – è il contesto a cui vogliamo guardare, ma serve un progetto culturale e non tante piccole parti che si incollano come se fossero pezzetti  di un  francobollo”.