Scuola: per Turi il contratto va rinnovato ma i fondi sono pochi

“ Partiamo da un dato certo: quello della scuola è un contratto che va assolutamente rinnovato ma i fondi per aprire il negoziato sono quelli contenuti nella legge di Bilancio e coprono a malapena l’inflazione, senza arrivare minimamente agli aumenti a tre cifre del contratto sottoscritto dagli statali”.

Così, il Segretario generale Uil Scuola Pino Turi commenta l’incontro tra Sindacati e il ministro per l’Istruzione Bianchi, sottolineando come durante la pandemia la scuola italiana ha fatto il possibile per continuare ad andare avanti. Ed è ancora la scuola, in questi giorni, a dare prova di di accoglienza, da una parte, e di democrazia, dall’altra, con le elezioni che si sono appena concluse in 8mila istituti scolastici.

 Ma sui fondi per la scuola, Turi non ci sta:

“ La retribuzione non è materia legislativa, ma contrattuale. Eppure – sottolinea Turi – si decide di ridurre per i prossimi anni la percentuale di spesa pubblica destinata al sistema di istruzione (-0,5% già in questo Def, pari a 7 miliardi e mezzo) e di utilizzare  le risorse del Pnrr per la formazione, come richiesto dall’Europa.

Insomma, pare sia necessario incentivare gli insegnanti a formarsi . In pratica, mancano i soldi per il Contratto ma le risorse del Pnrr possono essere utilizzate per la “formazione incentivata”.

“Praticamente – spiega Pino Turi – si pasa dalla dedizione all’incentivazione per i docenti che ogni cinque anni potrebbero avere pochi spiccioli in più se superano i test. Ma è un modo di procedere sbagliato perché non si possono legare le risorse contrattuali ai processi di formazione e al  reclutamento. Sono campi diversi, che poco hanno in comune.     

 Turi ha poi invitato il Governo a stabilire che non deve essere l’Europa a decidere sulle regole e i contratti.

” Il passo da fare è aprire il rinnovo del negoziato contrattuale all’Aran e discutere lì di risorse e aumenti. I lavoratori della scuola sono professionisti – conclude Turi -.  Prima li paghiamo come professionisti e poi definiamo la formazione che  intendono fare per la propria professione. Tutto questo mentre l’anno scolastico che volge al termine registra il più alto tasso di precarietà mai visto prima. La stabilità dovrebbe passare attraverso un concorso pubblico, un contratto part-time con acquisizione di 30 cfu, una prova di abilitazione, dall’anno di prova, e poi  ancora la valutazione e infine il ruolo. Ma  è  un sistema  sbagliato perché non rispetta le persone e la loro professionalità. ”.

Ultima nota:

Il ministro Bianchi ha presentato il decreto- legge attraverso slides, non con una anticipazione di testo. Pertanto l’urgenza non deriva dai  300 mila precari ma da quello che vuole l’Europa,  che sollecita il nostro Paese a maggiore meritocrazia.