Nuove nubi nere si affacciano nel cielo già molto plumbeo della politica italiana. Così il Segretario Generale Uil Scuola Pino Turi interviene sul dibattito parlamentare in corso sul DDL Zan, che turba le gerarchie ecclesiastiche che ne chiedono la modifica.
“ I patti vanno onorati e la Costituzione attuata, tuttavia – sottolinea Turi – si pone un problema: ovvero quello della laicità dello Stato e l’insegnamento nelle scuole statali, che lo devono garantire”.
Ricordiamo che Il DDL Zan, approvato alla Camera il 4 novembre 2020, si riallaccia alla legge Mancino che contrasta i reati di razzismo e prevede il carcere da uno ai quattro anni per chi istiga alla violenza omofobica, intervenendo sull’articolo 604 bis del codice penale. C’è poi una parte non repressiva ma che mira a diffondere una cultura della tolleranza. In particolare viene istituita una data italiana, il giorno 17 maggio, quale “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”.
“Secondo il Vaticano – continua Turi nel suo editoriale – il provvedimento in via di approvazione violerebbe la libertà di culto e l’educazione relativa. La contraddizione appare evidente come il bisogno di garantire la scuola dello Stato, che non può abdicare ad altri la propria missione laica e libera. A ben guardare, qualche incoerenza si rileva anche nel medesimo ambito: enti e privati hanno diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
E, nei fatti lo Stato, le regioni e perfino i Comuni, le finanziano sempre più generosamente consentendo la più ampia autonomia in materia di reclutamento del personale con chiamata diretta – elemento che si comprende – visto il tipo di insegnamento richiesto in coerenza con quello confessionale”.
Quello che, invece, non è accettabile per il Segretario Uil Scuola è l’equiparazione con il personale statale reclutato con avviso pubblico. I diritti vanno garantiti a tutti seguendo i dettami della Costituzione, ma senza attenuarne i principi fondanti, nella fattispecie, quello della laicità dello Stato.
Insomma per Turi niente è più vero del dogma “Libera scuola in libero Stato“.
“Siamo appena agli inizi di un nuovo capitolo della storia politica del nostro Paese – conclude Turi – dove le mediazioni appaiono molto complesse e, soprattutto, non alla portata di una classe politica di profilo modesto. Ma se il rilievo appare fondato, allora allarghiamo gli orizzonti.
E non si dica che siamo noi a volere le guerre di religione, chiediamo solo coerenza e reciprocità in termini di orizzonti di libertà e salvaguardia della laicità dello Stato. Principi fondanti della vita dello Stato e della scuola che richiedono un’immediata riflessione”.